Infanzia e giovinezza
Si consiglia, durante la lettura, l’ascolto del brano Studio n.3 di J. S. Bach, eseguito da Alice Martina:
Arezzo e peregrinazioni varie (1304-1312)
Ad Arezzo, città toscana già nota per aver dato i natali a importanti poeti, il 20 luglio del 1304, nell’attuale via Borgo dell’Orto, nasce Francesco Petrarca. Il padre, ser Petracco, notaio di Firenze appartenente alla fazione dei guelfi bianchi, viene esiliato nel 1302; trasferitosi in un primo momento ad Arezzo, dove la moglie Eletta Canigiani dà alla luce Francesco, prosegue la sua peregrinazione in diverse città, quali Incisa, in cui nasce il secondogenito Gherardo, Padova e Pisa,per poi stabilirsi definitivamente nel 1312 a Carpentras, poco distante da Avignone.
Lì trova impiego alla corte papale, trasferita nella città provenzale nel 1309 da Clemente V. Questi primi anni di vita di Francesco, caratterizzati da continui spostamenti, rappresentano solo il preambolo di un’intera esistenza da “poeta nomade”, che porterà lo stesso Petrarca a definirsi, in una delle sue epistole, peregrinus ubique.
Avignone – Montpellier (1312-1320)
Ad Avignone Francesco intraprende i primi studi con il precettore Convenevole da Prato, un esule toscano, dal quale impara la retorica, la grammatica e la dialettica. Il padre, invece, trasmette al figlio la passione per i classici, in particolare per Cicerone, e lo indirizza verso studi giuridici, motivo per cui il poeta frequenta l’Università di Montpellier dal 1316 al 1320. In quegli anni, in seguito alla morte della madre, Francesco, travolto dal dolore, scrive la sua prima elegia in latino.
Bologna e ritorno in Francia (1320-1326)
Dopo Montpellier, i suoi studi di diritto, verso i quali è sempre più insofferente, proseguono a Bologna. Qui si lega ai circoli letterari felsinei, coltivando così i primi studi umanistici, venendo a contatto con la poesia in volgare e iniziando a sentire sempre più forte quella bibliofilia che lo accompagnerà per tutta la vita. A seguito di un’ingiusta condanna nei confronti di alcuni studenti che avevano organizzato un tumulto, nel 1321 tutto il corpo universitario si trasferisce a Imola; Francesco e i suoi compagni – il fratello Gherardo, l’amico Guido Sette e il precettore – compiono una serie di viaggi in Italia e Provenza fino al 1322, anno in cui tornano all’Università di Bologna.
A causa della morte del padre Petracco, nel 1326, Francesco e suo fratello sono costretti a rientrare ad Avignone controvoglia.
Avignone e la vita mondana
Il primo periodo della permanenza del poeta ad Avignone è caratterizzato da una vita di spensierata gaiezza trascorsa, assieme al fratello Gherardo, nell’ambiente sempre più mondano della corte papale; un ambiente cosmopolita in cui la cultura curiale si intreccia con le tradizioni delle vecchie corti provenzali. Francesco riscontra un certo successo grazie alla sua cultura, la sua eloquenza e il suo carattere brillante. Scrive, inoltre, le sue prime poesie in volgare toscano.
Nella Chiesa di Santa Chiara, il 6 aprile del 1327, Venerdì Santo, avviene il suo primo incontro con Laura, identificata da alcuni con una Laura de Noves sposata a un marchese De Sade, altri invece dubitano dell’esistenza della stessa. Da questo momento in poi, Petrarca renderà questa donna protagonista della maggior parte dei suoi componimenti; la sua opera più importante, i Rerum vulgarium fragmenta, una raccolta di poesie in volgare, è interamente incentrata sull’amore non corrisposto del poeta per Laura ed è diviso in due parti corrispondenti alla vita e alla morte di questa.
Nonostante ne abbia sempre difeso l’esistenza, Petrarca fa un uso simbolico del nome di Laura dando l’impressione che la donna sia un mero espediente poetico, una figura di sua invenzione a cui dedicare i componimenti: frequente è la presenza di termini fissi con valenza simbolica, i senhal, (lauro, l’auro, l’aura, laureto, laurea, aureo, aere, alloro) che richiamano il nome della donna. Il suo desiderio di gloria, ovvero di essere incoronato dai contemporanei poeta laureatus, il suo amore per Laura in riferimento alla sua bellezza e la passione per i classici, come il richiamo, mediante l’alloro, al mito di Dafne e Apollo, corrispondenti agli stessi Laura e Petrarca, l’una ispiratrice di poesia e desiderio inappagato d’amore e l’altro dedito alla poesia e respinto dall’amata, sono i temi principali a cui i senhal alludono.
Avignone e la vita ecclesiastica
Nel 1330, dissipato il patrimonio paterno, per garantirsi una fonte di sostentamento, decide di intraprendere la carriera ecclesiastica assumendo la posizione di chierico, posizione che lo obbliga al celibato ma non comporta l’esercizio degli ordini sacri; entra, dunque, al servizio del cardinale Giovanni Colonna, presso il quale resta stabilmente fino al ’37 e poi in modo saltuario fino al ’47, come cappellano di famiglia. L’essere entrato a far parte di una tra le più influenti e potenti famiglie del patriziato romano permette a Francesco non soltanto di ottenere quella sicurezza di cui ha bisogno per attendere agli studi letterari, ma anche di estendere le sue conoscenze in seno all’élite culturale e politica europea.
Viaggi in Europa (1331-1337)
In veste di rappresentante degli interessi dei Colonna, Petrarca comincia a viaggiare e nel 1333 compie un lungo viaggio nell’Europa del Nord: visita Parigi, Gand, Liegi, Aquisgrana e Colonia. Mosso dalla passione per i classici, egli cerca nelle biblioteche e negli archivi dei monasteri i manoscritti dimenticati, riportandoli alla luce; a Liegi, per esempio, trova il Pro Archia di Cicerone. Il suo gusto per la ricerca di opere dimenticate incoraggia un’attività culturale che sarà alla base dell’Umanesimo: la filologia. Da questo momento in poi, infatti, Petrarca si adopera non solo per recuperare i testi perduti, ma anche per liberare la tradizione manoscritta dall’inevitabile corruzione, sforzandosi di restituire il testo originale mediante l’utilizzo di tecniche non molto diverse da quelle della moderna filologia testuale
Sempre nel 1333 riceve in dono, dal monaco agostiniano Dionigi da San Sepolcro, una copia delle Confessioni di sant’Agostino; per Petrarca sono rivelatorie: da esse inizia lo studio della letteratura sacra che, a suo parere, deve prevalere su quello della letteratura pagana. Secondo la biografia ideale con cui Petrarca spera di essere ricordato, come per Agostino la lettura dell’Hortensius di Cicerone segna una svolta decisiva nella vita del santo, così per lui le Confessioni rappresentano una svolta religiosa, dopo il periodo di spensieratezza mondana, nella propria vita. Egli si identifica tanto in Agostino da renderlo protagonista di una sua opera, il Secretum, incarnando una delle due personalità di Petrarca, quella alla ricerca di Dio.
Roma (1336-1337)
Tra il 1336 e il 1337 compie il suo primo viaggio a Roma, che contrappone ad Avignone, considerata la “Babilonia infernale” (Canzoniere CXXXV) e indegna usurpatrice della sede papale. Il poeta, tuttavia, aspettandosi di trovare Roma nel suo antico splendore, pur rimanendo estasiato dai monumenti e dalle antiche glorie della Città Eterna, rimane deluso dalla desolazione che la caratterizza; si accinge allora a denunciarne le misere condizioni, sperando di farla tornare gloriosa come ai tempi dei Romani. Comincia perfino ad intrattenere con il nuovo pontefice Benedetto XII un rapporto epistolare in cui lo esorta a trasferire nuovamente la corte papale a Roma. In seguito a questo viaggio incomincia il De viris illustribus, una raccolta incompiuta di biografie di uomini illustri, e l’Africa, un poema epico incentrato sulla figura di Scipione l’Africano (anch’esso incompiuto); spera di ottenere il successo con le sue opere in latino, con quest’ultima in particolare.
Valchiusa (1337-1340)
Deluso dal viaggio a Roma, decide di ritirarsi in un piccolo podere sulle rive del fiume Sorga, nei pressi di Valchiusa, in Provenza. Ciò che lo spinge a trasferirsi in questo luogo immerso nella natura, descritto nei componimenti del poeta come un vero e proprio locus amoenus, è l’esigenza di allontanarsi dalla frenesia della città, di trovare la tranquillità per pensare, studiare e scrivere. Qui infatti inizia a comporre il Canzoniere e i Triumphi, ovvero le sue uniche opere in volgare. Nel frattempo ad Avignone nasce il suo primo figlio, Giovanni (1337-1361), da una donna a noi sconosciuta.
Petrarca è ormai diventato una personalità rinomata nelle corti italiane che lo chiamano e gli chiedono di svolgere incontri diplomatici per loro; egli, dunque, in quegli anni si reca a Verona, Parma, Padova, Ferrara, Roma, Napoli, Firenze, acquistando prestigio agli occhi di un sempre maggior numero di signori e intellettuali.
Il culmine del riconoscimento sociale della sua cultura, a cui Francesco ambisce da molto tempo – ab annis puerilibus, rivela nel Secretum – giunge con l’invito, nel 1340, da parte sia della Sorbona di Parigi sia della città di Roma, a ricevere la corona poetica. Egli sceglie di riceverla nell’antica capitale dell’Impero romano e, interrogato dal re Roberto d’Angiò a Napoli, l’8 aprile dell’anno dopo è incoronato poeta laureatus. Ciò gli conferisce la posizione di prosecutore di un antico costume di civiltà letteraria e gli garantisce l’indipendenza grazie alla notorietà.